Cenni Storici su Aritzo
Dal libro ''Guida dell'Isola di Sardegna del 1896''
...Tale è lo splendore nella lussureggiante vegetazione del territorio d'Aritzo, che all'occhio dei turista appare come il giardino della Sardegna; ma tutti questi meli, fichi, peschi e susini così verdeggianti sono mal coltivati, e producono frutta che non matura bene. Il lavoro della neve rende qui l'agricoltura povera nonostante l'eccellenza del terreno. Durante I sei mesi dell'anno in cui sono liberi dai lavori della neve, gli abitanti d'Aritzo esportano castagne, noci, nocciuole, legname; ma la difficoltà delle strade rende anche più miseri i guadagni.
Le donne d'Aritzo sono note per la loro bellezza, per il vigore e l'agilità con le quali montano sugli alberi per cogliere le frutta e soprattutto per la loro tenerezza coniugale. Al ritorno del marito, la donna aritzese va per la strada incontro al marito, con le provviste; gli prende Il cavallo e lo scarlca, accende il fuoco, prepara da mangiare e poi spinge il cavallo, caricato di nuovo, fino ai villaggio, ove il marito ritorna per conto suo e senza impacci.
Queste donne portano un costume bizzarro, comune ad alcuni villaggi vicini; si compone di una specie dl vestito lungo e stretto dl stoffa del paese chiamato furesi, chiuso da ogni parte, che lascia passare solo le braccia e scende fino a mezza gamba, e deve render molto impacciato il camminare e il salire sugli alberi; sopra questa veste portano un grembiule abbastanza brutto e più corto.
Portano pure un corsetto, scarlatto e dli velluto nero, alla moda della Grecia moderna, e si coprono la testa e le spalle con un manto nero o di rascia rossa, chiamato per la forma su capucciu: per accudire alle faccende domestiche se lo tolgono e portano allora una cuffietta tenuta legata al mento con una fettuccia. Le donne più eleganti, d'inverno portano le calze di lana rossa; le altre si accontentano d'un pezzo di stoffa di lana dello stesso colore attaccata sotto il polpaccio, che svolazza e spicca di lontano.